Per apprezzare pienamente i benefici della prosocialità applicata al contesto scolastico, può essere utile adottare una visione di rete “storicamente fondata”.
Già nel rapporto tra insegnanti e studenti, infatti, è possibile riconoscere che tutti gli individui agiscono in base a quella che potremmo definire una “condizione iniziale”, fatta di tutta la storia prossima e remota che ognuno si porta dietro. In questo senso, se ad esempio un insegnante si mostra irritato in classe, il suo atteggiamento non può essere banalizzato pensando che egli si comporta così perché “manca di pazienza”, “gli studenti sono irritanti”, ecc. È invece pensabile che gli elementi della sua vita, come ad esempio un’insonnia notturna, problemi familiari, una serie mal gestita di eventi o altro, siano tutti aspetti che entrano in relazione con il comportamento degli studenti, influenzando negativamente il rapporto che il docente ha con la classe.
La stessa cosa può essere considerata rispetto agli studenti o alle studentesse, i cui atteggiamenti non possono essere letti solamente alla luce di interpretazioni lineari e monocausali.
Se ognuno porta in classe la “sua storia” e gli elementi più significativi delle relazioni che in essa si costruiscono, non bisogna dimenticare, però, che può avvenire anche il contrario, passando dalla vita scolastica ad altri contesti: ognuno può arricchire quotidianamente il mondo esterno alla scuola con altri tasselli esperienziali che si producono nella vita e nelle esperienze scolastiche, sia in positivo che in negativo.
Pertanto, per fare un esempio, si può pensare che se in classe gli insegnanti o gli studenti vivono situazioni da loro percepite come logoranti, ansiogene o stressanti, l’effetto di questi vissuti potrebbe ripercuotersi in ogni area della loro esistenza esterna alla Scuola (si pensi ad esempio all’effetto lasciato da un compito andato male nonostante la buona applicazione, ad un litigio che lascia strascichi di rabbia anche quando la giornata scolastica è finita, ad un vissuto di malessere che si alimenta giorno dopo giorno ed in alcuni casi conduce ad atti estremi, ecc…).
Tuttavia, la scuola ha la capacità di essere anche una risorsa preziosa per le persone e la società. Anche se siamo ancora lontani dal garantire benessere per tutti all’interno delle scuole, l’azione scolastica può essere supportiva e, permettendo il miglioramento delle situazioni personali di insegnanti, allievi e vari operatori scolastici in genere, può riversare positività negli ambienti esterni. La Scuola ha sicuramente tutte le caratteristiche per essere un motore per la promozione del benessere sociale [1].
Poter intravedere nel contesto scolastico una sorta di “oasi di piacere e soddisfazione”, oltre che di studio, non è solo un sogno e molto può esser fatto a partire dal rapporto tra individui.
Considerando che i comportamenti prosociali sono la base per costruire un clima più umano, accogliente e benefico per tutti, la promozione della prosocialità a scuola può essere un’opera fondamentale che, oltre a contrastare le tristi problematiche risaltate spesso dagli enti di informazione, facilita il lavoro di apprendimento dello studente perché, sicuramente, il lavoro di apprendimento avviene meglio in un ambiente sereno e piacevole dal punto di vista delle relazioni interpersonali.
Pur sembrando un discorso apparentemente utopico ed idealista, ciò che si va scrivendo è in linea con constatazioni comprovate da rigore scientifico già da anni, in cui si sottolinea che il comportamento prosociale riveste un ruolo importante nel favorire il successo scolastico, migliorare le relazioni con i compagni e contrastare le condotte problematiche [2] e, oltre a prevenire condotte costituenti fattori di rischio evolutivo, è associabile alla promozione del benessere degli individui implicati [3].
In un contesto educativo e formativo, dunque, la prosocialità si propone come una possibile strada da percorrere, i cui benefici possono essere apprezzabili da tutti, valorizzando ancor di più il ruolo e l’importanza della Scuola nella vita di ciascuno.
Per questo, al di là delle azioni dei soliti insegnanti e Dirigenti Scolastici “di buona volontà”, la speranza è che la prosocialità nella scuola venga sostenuta in maniera forte ed organica anche dalle istituzioni e dalle famiglie che, come alleate, tengono ben a mente l’enorme differenza che esiste tra una Scuola senza grandi difficoltà ed una Scuola in cui è promossa l’eccellenza, anche Umana.
In un periodo storico in cui anche nel nostro Paese si esaltano i risultati di apprendimento, credo che non dovremmo mai dimenticare che, in qualsiasi campo, lo sviluppo di prestazioni potrebbe essere addirittura pericoloso se non accompagnato da un’adeguata crescita umana.
Cristian P.
[1] PAGLIARICCIO, C. (2008). La scuola per l’adolescenza. Una proposta educativa fondata sul paradigma della complessità. In G. QUINZI, Accompagnare la crescita umana. Proposte per l’educazione. Roma: LAS, pp. 91-142.
[2] CAPRARA, G. V. (2001). Il successo scolastico. Psicologia Contemporanea, 168, 58-64.
[3] BARBARANELLI, C., REGALIA, C., & PASTORELLI, C. (1998). Fattori protettivi dal rischi psicosociale in adolescenza. Il ruolo dell’autoefficacia regolativa ed emotiva e della comunicazione con i genitori. Età Evolutiva, 60, 93-100.