L’articolo presenta i risultati di una ricerca sulla prosocialità, realizzata da Futamura Ikumi. Il ricercatore analizza il valore che 517 giovani universitari attribuiscono ai gesti positivi compiuti dalle altre persone. In particolare, si focalizza sull’analisi dei grandi gesti eclatanti e dei piccoli gesti quotidiani che contribuiscono a realizzare il benessere altrui.
Per comprendere, Futamura ha effettuato due studi, raccolti in un unico e recente lavoro di ricerca.
Cosa è emerso nei due studi?
Il primo studio ha coinvolto 112 persone. Analizzando le risposte date dagli partecipanti, il ricercatore afferma che le persone ritengono più probabile che la prosocialità sarà realizzata da coloro che si impegnano nel quotidiano. Se si deve far riferimento a qualcuno, dunque, ci si fida più della costanza di chi compie azioni positive, anche se piccole, che dell’apparenza data da chi compie gesti straordinari e eclatanti che, tuttavia, sono sporadici.
Il secondo studio, invece, ha coinvolto 405 partecipanti. Futamura ha raccolto valutazioni che riguardano chi compie comportamenti prosociali straordinari ma sporadici e chi compie comportamenti positivi quotidianamente (senza comportamenti prosociali straordinari). Considerando le rilevazioni raccolte, il ricercatore ha affermato che chi si impegna solo in normali comportamenti prosociali risulta essere più apprezzato di chi compie grandi gesti. L’effetto dei comportamenti prosociali straordinari, invece, è maggiormente apprezzato quando le persone compiono anche comportamenti prosociali quotidiani e normali.
In altre parole, sembra che i giovani universitari ripongano meglio la loro fiducia in persone costanti, anche se compiono piccoli gesti, considerandole anche in modo più positivo rispetto a chi compi manifestazioni ecclatanti ma incostanti.
A cosa servono queste indicazioni sulla prosocialità?
Queste considerazioni sono in linea con altre ricerche sui fattori che rendono le persone apprezzabili agli occhi degli altri.
I risultati di questo studio possono essere importanti in campo educativo. In particolare, i risultati possono essere usati per aiutare ragazzi e ragazze a costruire migliori relazioni sociali e, di fatto, una vita migliore.
Solitamente, infatti, in molti interventi si chiede al gruppo di essere più accogliente o inclusivo verso chi viene escluso. Soprattutto con i più giovani, tuttavia, si nota presto che la richiesta rischia di divenire una forzatura che genera rifiuto.
Prendendo spunto dalle considerazioni fatte sopra, oltre a chiedere al gruppo di essere più accogliente, si può insegnare a ragazzi e ragazze esclusi da gruppi dei pari a compiere azioni prosociali, dando loro competenze per migliorare il rapporto con gli altri nel quotidiano.
Fonte
FUTAMURA, Ikumi. (2018). Is extraordinary prosocial behavior more valuable than ordinary prosocial behavior?. PLOS ONE. 13. doi.org/10.1371/journal.pone.0196340