Essere sottoposti a tensioni forti e/o prolungate, vivere situazioni di vita scomode, correre costantemente senza tregua, trovarci in situazioni di conflitto, avere difficoltà finanziarie, sono solo alcune delle situazioni che ci fanno perdere lucidità e contribuiscono a dare un senso di stanchezza e vulnerabilità.
Possiamo banalizzare tutto ciò?
La domanda nasce spontanea, visto che nel pensiero comune si tende a considerare lo stress come una condizione normale e accettabile della vita quotidiana, anche quando si è sfiniti, sminuendo tale fenomeno con frasi del tipo “è solo stress”.
La risposta secca che si può dare è “No”, non possiamo banalizzare lo stress.
Da anni, infatti, ci si interroga sul ruolo dello stress nella qualità della vita delle persone e, man mano che le ricerche progrediscono, lo stress assume sempre più carattere di importanza, soprattutto per i suoi effetti.Tale importanza si riflette sulle conoscenze che le persone imparano a possedere, anche quando non appartengono ad ambienti specialistici.
Grazie alle conoscenze stimolate qualche anno fa da una ricerca tutta italiana, dove si affrontava la relazione tra stress ambientale con i possibili meccanismi del cancro e dell’evoluzione, si inizia a capire che lo stress ambientale può avere gravi conseguenze sulla salute degli esseri viventi.
Si inizia a capire che le condizioni più o meno gravi di stress fanno sì che gli esseri umani vadano incontro più facilmente ad incidenti e/o errori importanti che possono compromettere la propria o altrui sicurezza.
Si inizia a capire che lo stress incide sui meccanismi di regolazione del peso, oltre che sui fallimenti di un adeguato mantenimento del peso durante e dopo un trattamento con un nutrizionista.
Si inizia a capire che lo stress incide sulla vita di coppia e sulle relazioni di cura dei figli.
Si inizia a capire che, quando eccessivo, lo stress può essere uno dei fattori scatenanti di manifestazioni psicopatologiche o di atti aggressivi verso sé e verso gli altri.
Si inizia a capire che anche coloro che non vengono considerati quando si parla di stress (come i bambini, gli emarginati, le persone in situazione di disabilità, coloro che vivono una malattia, ecc.) vanno incontro a situazioni di stress, al pari degli adulti normodotati a cui solitamente ci si rivolge.
Lo stress, come i modi usati per fronteggiarlo, può essere quindi un elemento importante che spiega buona parte dell’andamento della nostra vita, del nostro benessere e del nostro funzionamento sociale.
I media, sempre più, ci propongono a vario titolo sostanze (vitamine, magnesio, sali minerali e quant’altro) che ci spingono ad un’automedicazione ingenua. Tale automedicazione è ingenua perché tende ad essere applicata senza alcuna base scientifica (è rarissimo che le persone si sottopongano ad uno studio o a delle analisi per valutare se realmente hanno bisogno di assumere le sostanze reclamizzate) e spesso si tende ad agire pensando che “male che vada non succede niente”. Meno attenzione, invece, viene destinata agli stili di vita, nonostante le segnalazioni e le richieste dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità).
Lo stress, però, è una cosa seria e non si risolve con una sostanza da automedicazione (soprattutto in un era ed in contesti in cui sembra esserci abbondanza di cibo e nutrienti ed il rischio di malnutrizione è minimo se si mantiene un corretto regime alimentare).
Da un punto di vista psicologico, la questione dello stress e delle sue possibili conseguenze negative sulla nostra salute non si risolve mettendosi a riposo ed evitando ogni forma di affaticamento, né ricorrendo ad usi massici di sostanze (a meno che non sia giustificato dal parere di un medico), né ricorrendo ad alcol tabacco o droghe, né facendo uso smodato della tecnologia (che spesso genera effetti illusori). Paradossalmente, se stessimo tutto il giorno e tutti i giorni a riposo e senza far nulla alla lunga diventeremmo incapaci di fare qualsiasi cosa.
Quali possibilità ci sono, allora, per gestire al meglio lo stress in maniera inclusiva?
Possibilità concrete nascono imparando progressivamente ad affrontare gli stress, allenandosi a gestirli, un po’ come farebbe un atleta che, giorno dopo giorno, si allena per affrontare al meglio una stagione sportiva impegnativa.
Ovviamente, ciò non significa che lo stress si risolve con l’attività sportiva, altrimenti chi non è in condizione di fare sport sarebbe in un certo qual modo condannato a vivere una vita di stress.
Oltre a curare il proprio funzionamento fisico con un’attività adeguata alla propria situazione, la gestione dello stress richiede una visione più ampia che si applichi a tutti, in maniera inclusiva. La questione, quindi, riguarda sia coloro che sono in condizioni fisiche buone sia coloro che sperimentano una situazione di disabilità e/o di impossibilità; sia coloro che hanno un buon funzionamento psicologico che coloro che presentano un disturbo che incide sulle funzioni psichiche; sia coloro che hanno una buona situazione socioeconomica che coloro che si trovano in situazione di difficoltà; gli adulti, i bambini e gli anziani. Riguarda tutti.
In questo senso, inclusivo, possibilità concrete per gestire al meglio il proprio stress sono:
- lavorare per sviluppare maggiori competenze che consentono di affrontare meglio i vari compiti della vita, diventando maggiormente esperti delle cose utili (ad esempio, se si ha a che fare spesso con situazioni di conflitto, può essere utile imparare a gestire i conflitti, per fare in modo che questi incidano meno sulla nostra esistenza);
- imparare a rilassarsi, prevedendo pause di benessere (anche di un solo minuto ogni 2-3 ore);
- imparare ad arricchire la nostra vita con attività piacevoli svolte fuori casa e con persone piacevoli che possano essere incontrate faccia a faccia;
- imparare a trovare le motivazioni per svolgere con piacere e soddisfazione i lavori che si fanno o, in alternativa, imparare ad oraganizzarsi per svolgerle in maniera funzionale ed al meglio le cose che ci appesantiscono e che dobbiamo fare;
- imparare ad insegnare quanto più possibile l’autonomia alle persone con cui viviamo, in modo che siano una risorsa e non un peso (tutti ad esempio, possono imparare a cucinare, lavare stirare, ecc.);
- imparare a rispettare i nostri ritmi, curando il bisogno di sonno, di alimentazione e movimento;
- imparare a conoscere le possibilità sociali che esistono per aiutarci a vivere meglio (leggi, bandi, sostegni, ecc.);
- imparare a proteggere i nostri cari che potrebbero essere in situazione di stress e non avere le risorse per prendersi cura di sé, come ad esempio avviene ai bambini troppo piccoli e che fanno fatica ad autoregolarsi, a persone in situazione di disabilità intellettiva (che pure vivono forti stress ma non sanno come fare per mitigarli), agli anziani che vivono soli, a coloro che vivono limitazioni fisiche in generale o una malattia, ecc.;
- imparare a dedicare con costanza il nostro tempo a beneficio del sociale (fosse anche solo organizzarsi una volta al mese per raccogliere per mezz’ora le cartacce nel quartiere o imparare a mostrare cortesia anche quando andiamo di fretta ), perché se migliora il funzionamento dell’ambiente in cui siamo inseriti migliora anche il nostro funzionamento;
- imparare a coltivare e mantenere il più possibile positivi i rapporti con le persone che amiamo.
In poche parole, abbiamo bisogno di imparare a potenziarci, o fortificarci, per reggere meglio le situazioni difficili che si presenteranno, fare in modo che le cose vadano nel miglior modo possibile e per stare bene con noi stessi e con gli altri.
Cristian Pagliariccio